Questo viaggio è un reportage della situazione nell’Europa centrale nell’estate di questo anno particolare. Si parte da casa per attraversare Svizzera, Germania, Belgio, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Austria per poi tornare. Non ho idea di quello che incontrerò, ancora non ho fatto neanche la valigia e manca un giorno alla partenza, ad oggi sembra che alle frontiere non ci siano particolari restrizioni per gli italiani, ho solo prenotato un hotel in Belgio che a quanto sembra è l’unico paese che richiede la compilazione di un modulo d’ingresso ma solo per viaggi di durata superiore alle 48 ore, nel dubbio… e poiché nel modulo serve, ho una prenotazione comunque rimborsabile. Anche stavolta ,con me, mia figlia Julia.
Domani si parte…
16 agosto
Partenza con calma, ci svegliamo quasi alle 7, colazione veloce e poi spesa al Carrefour sempre aperto. Alle 8 siamo in autostrada.
Piccola sosta in autogrill, tutti in mascherina ovviamente e solo una poveretta a servire i clienti, così tutti ad aspettare al bancone, poi appena arriva il benedetto caffè via mascherina e olè, il covid non attacca chi beve il meritato cappuccio con cornetto.
Primo confine di stato tra Italia e Svizzera: posto di blocco, rapida occhiata a me e Julia e poi all’interno della macchina, ci fanno cenno di passare…siamo in Svizzera
Oggi tappa solo di trasferimento, si arriva in Svizzera vicino a Lucerna in un bellissimo camping. Il tempo non promette niente di buono, si dormirà al fresco.
Nessun obbligo di mascherina, però viene rispettata la distanza sociale.
Cena al fornelletto e tutti a nanna.
17 agosto
Stanotte diluvio, lampi, tuoni e tanta pioggia… Dobbiamo visitare un ghiacciaio qua vicino, il Titlis, ma le nuvole ancora non si aprono, comunque dobbiamo provare per poi continuare il nostro giro. Appena diminuisce chiudiamo la tenda e si parte.
Durante i 20 km che ci separano dalla stazione della funivia il tempo migliora notevolmente, così già alle 10,30 stiamo salendo.
In cima ai 3060m del Titlis ci sono: ghiaccio, una passarella sospesa e delle grotte scavate 20m sotto la superficie del ghiacciaio. Ci vogliono bene 3 diverse linee per salire.
Arrivati in cima si va subito alle grotte. Pochissima gente, riusciamo a visitarle in solitudine, anzi ci fermiamo a fare foto e non c’è nessuno.
Bellissime se non fosse per il freddo sarei rimasto in contemplazione.
Usciamo dalle grotte, seguiamo un tunnel sotto la roccia e sbuchiamo vicino alla passarella sospesa, cliff walk. Panorama stupendo, incontriamo finalmente qualcuno (un gruppo del Bangladesh) mentre andiamo a camminare sulla neve. Come noi non abbiamo incontrato nessuno… così loro… Quindi chi possono chiamare per scattare una foto di gruppo???? Ecco ci siamo penso, solo il gelo mi può salvare (no, dicono che è il caldo che funziona meglio)… Comunque con mascherina e pronto a disinfettarmi appena possibile scatto la foto.
Ci fermiamo per pranzo e poi si riparte, domani dobbiamo essere in Belgio, sosta a metà strada.
In realtà causa traffico ci fermiamo in Germania proprio di fronte a Strasburgo. Per la cronaca tra Svizzera e Germania non c’è assolutamente nessuno stop. Mentre per entrare in Svizzera ci sono sempre gli stessi controlli, per uscire non c’è anima viva. L’unica cosa che ci sorprende in Germania è un’area parcheggio adibita a corona-test per chi vuole…. peccato ovviamente la fila esagerata.
18 agosto
Si parte direzione Belgio, ho già compilato il modulo sul sito del governo nel caso in cui dovessi fermarmi per oltre 48 ore. Decido di oltrepassare Francia e Lussemburgo per fare prima, sperando che non ci siano problemi alle frontiere….
Paure vane, tra Germania – Francia – Germania (perché si esce e poi si rientra in Germania) e poi tra Germania – Lussemburgo nessun controllo, faccio solo una veloce sosta benzina in Lussemburgo dove il diesel costa meno di 1€ e sono in Belgio nel primissimo pomeriggio. Quello che mi chiedo è a cosa serve e a chi devo consegnare il modulo riempito e salvato on-line?!? Arrivo a Bruxelles senza alcun controllo, anche in hotel nessuna richiesta…. Vabbè magari in uscita….
Comunque siamo arrivati, veloce rinfrescata, bici e si parte per il centro. Mascherina obbligatoria sempre, anche in bici.
Il Belgio è la patria del cioccolato, pasticcerie ovunque, la città è su misura delle bici e il centro molto bello, è anche la città di Tintin.
Pochi turisti, si gira che è un piacere, disinfettante per mani ovunque, la polizia gira parecchio in auto e ferma tutti quelli senza mascherina. Il messaggio dai vari cartelloni è chiaro.
Ceniamo all’aperto, distanziati, poi sosta dolce in una bellissima pasticceria, il take away è la prassi.
Si torna in hotel, domani mattina due soste veloci intorno alla capitale poi verso Bruges.
19 agosto
Prima fermata l’Atomium. L’ Atomium è il simbolo di Bruxelles e del Belgio, una realizzazione unica nella storia dell’architettura e testimone emblematico dell’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958.
Costruito in occasione dell’Esposizione Universale del 1958, l’Atomium doveva durare solo 6 mesi, ma la sua popolarità e il suo successo ne hanno fatto un simbolo di Bruxelles. Alto 102m rappresenta nove atomi di un cristallo di ferro.
È oggi l’attrazione turistica più popolare della Capitale d’Europa, purtroppo a giudicare dalle persone in coda per l’ingresso si capisce che qualcosa non va.
Dopo la visita si riparte, stavolta meta gastronomica o meglio il luogo di una delle mie birre preferite: l’abbazia di Grimbergen.
Faccio scorta di birra!
Si prosegue per Bruges.
Bruges centro è un borgo bellissimo, sembra di entrare direttamente nel medioevo, canali, case a mattoncini ben tenute, guglie, campanili e torri.
La piazza dei mercati, il quartiere di Jan van Eyck, e poi girare in bici poiché tutte le vie hanno la pista ciclabile, se non fosse per la pioggia che purtroppo nella sera e fino alla mattina seguente non ci dà pace sarebbe stata una giornata perfetta.
Qui a differenza di Bruxelles, non c’è obbligo di mascherina, quasi nessuno la porta all’aperto, solo nei luoghi chiusi c’è distanziamento e mascherina.
20 agosto
La mattina riproviamo a visitare le zone rimanenti della città, piove ancora, leggera ma incessante, facciamo colazione in una delle tante pasticcerie, (non c’è nessuno, qui i caffè la mattina aprono alle 10) sperando che il meteo online abbia ragione su una tregua verso le 10, niente desistiamo dopo un giro veloce…. Si rientra e si parte direzione Amsterdam.
Come sempre non esiste confine.
Campeggio trovato proprio ai limiti della città, bici e si parte. Nei locali solite mascherine e distanziamento… più che altro disegnato per terra, all’aperto invece non c’è differenza tra covid o no, per la prima volta si sentono italiani in giro, molti, così come tanti tedeschi e francesi.
Con Julia giriamo nei nostri 2 giorni pieni tutta la città, visitiamo la casa di Anna Frank, il Van Gogh Museum, il museo Van Loon, lo zoo, in questi posti la mascherina è fissa, le distanze vuoi o non vuoi meno, però c’è da dire che i biglietti si fanno solo on line, non c’è fila all’ingresso e comunque non c’è tanta gente all’interno.
La città è per le biciclette, sfrecciano ovunque, bisogna rispettare il senso, la velocità e gli spazi. Oltre alle auto, ai canali e alle barche, la bici ha proprio una loro dimensione. Qui troviamo tanti italiani, a differenza di Belgio e Svizzera spesso si sente parlare italiano, se non fosse per le mascherine nei posti chiusi (ma giusto durante le code) sembrerebbe un’estate solita.
Rimaniamo 3 giorni perché nel frattempo riesco a rompere la testa del mio cavalletto, ma grazie a CameraNU un negozio fornitissimo di Amsterdam che già conoscevo in 24 ore riesco a ordinarla e riaverla!!! Magnifici.
23 agosto
Il 23 mattina smontiamo la tenda sotto un bel acquazzone che ogni tanto ci da tregua e si parte per Zaandam che forse è la zona più famosa dove visitare i mulini a vento icona del paese.
Il meteo si tranquillizza e la mattina passa piacevole. Certo qui è tutto diventato un business, dall’unico parcheggio a pagamento 9€ fissi, alla visita dentro ai mulini. Noi già che ci siamo entriamo in uno dei più famosi e ancora funzionante anche se ormai è un museo: il de Kat. (5€ adulti e 2,5€ bambini). All’interno adesivi sulla distanza. Siamo arrivati presto ed è un bene perché già durante la nostra passeggiata, all’interno del grande parco dove sono i mulini, si intravede l’arrivo di pullman di turisti e tante auto.
La zona è stupenda, tutta curata alla perfezione, ponticelli per superare i canali, giardini incantevoli ed i mulini che sembrano essere rimasti fermi nel tempo.
Alle 11 si riparte, stavolta tappa lunga quasi 800 chilometri per attraversare tutta la Germania e arrivare a Stittino in Polonia.
Come sempre alle frontiere non c’è nessuno.
24 agosto
Abbiamo dormito in un camping proprio al confine, dopo la colazione siamo in Polonia e la nostra meta è la foresta degli alberi curvi di Gryfino.
Questo luogo è un mistero, forse non molto valorizzato. Diciamo probabilmente unico al mondo è ancora incomprensibile come mai all’interno di una foresta classica c’è un’ampia zona dove i tronchi degli alberi sono completamente curvi. Nessuno ancora oggi è riuscito a risolvere questo rebus.
La passeggiata non è lunghissima, intorno non c’è altro da vedere però il luogo ha un suo fascino.
Ripartiamo in direzione Wroclav.
Oggi hotel in centro, parcheggiamo l’auto e camminiamo. Breslavia è una città sul Fiume Oder nella Polonia Occidentale. È nota per la Piazza del Mercato, fiancheggiata da eleganti residenze e caratterizzata da una fontana moderna. Sulla piazza si affaccia anche il gotico Municipio di Breslavia, con il suo grande orologio astronomico.
Negli anni ’80, quando la Polonia era ancora sotto il dominio dell’Unione Sovietica, l’artista scultore Tomasz Moczek decise di appoggiare il movimento di resistenza Alternativa Arancione con un’operazione molto particolare. Disseminò sui muri del centro storico di Breslavia centinaia di graffiti che rappresentavano gnomi sbeffeggianti. Ovviamente i destinatari degli sberleffi erano i potenti del regime. Il comunismo è finito ma l’amministrazione cittadina ha pensato bene di trasformare i nanetti in un’operazione di marketing turistico: i nanetti sono scesi dai muri e sono diventati di metallo, disseminati nei posti e nelle pose più impensabili.
Giriamo fino a notte, atmosfera tranquilla, mascherine solo al chiuso, appena entrati in un centro commerciale le guardie ci fanno cenno di indossarle, nel resto della città si gira normalmente. Pochi turisti ci sembra e soprattutto non incontriamo nessun italiano, saremo gli unici scellerati?
Lato Covid la situazione in questi giorni in Polonia, come per Olanda e Belgio non è peggiore che in Italia, inoltre come abbiamo potuto vedere le frontiere dell’UE sono apertissime. Ci siamo portati dietro una busta di mascherine e le portiamo sempre con noi e spesso le indossiamo, certo sono più le volte che dobbiamo risalire in auto o riaprire la porta della camera perché ce ne ricordiamo dopo alcuni passi … però sono parte di noi, del nostro viaggio. Prendiamo sempre l’ascensore da soli o facciamo le scale. Abbiamo deciso di continuare a vivere anche perché in questo momento fortunatamente il virus non è quello minaccioso di marzo e aprile, spesso si fa la caccia agli asintomatici, anzi la maggioranza lo è. Al rientro tra qualche giorno prima di uscire o riprendere il lavoro faremo il sierologico.
Serata tranquilla, con qualche goccia di pioggia fortunatamente durante una pausa caffè e dolcetto (per Julia). Si rientra verso le 11. Buonanotte.
25 agosto
Dopo un’abbondante colazione partiamo direzione Repubblica Ceca, ma prima una veloce deviazione a Walim dove si trovano un serie di gallerie scavate sotto la montagna dai nazisti dal 1943, simile al bunker del Soratte, di questo progetto non si conosce in realtà l’obiettivo, ci sono gallerie enormi e innumerevoli tunnel più piccoli, scavate da prigionieri e deportati dai campi di concentramento vennero abbandonate con l’avanzamento dei Russi. La visita dura un’ora e mezza.
A pranzo siamo in viaggio verso Praga. Arrivare a Praga è invece un’odissea. Le autostrade Ceche sono tutte in rifacimento, tutte scollegate le une dalle altre, tra deviazioni e strade provinciali che attraverso paesi con camion e trattori non si arriva mai, veramente un incubo.
Fortuna che abbiamo un bellissimo hotel nel centro, parcheggio, piccola pausa e si parte.
Praga a differenza delle strade è bellissima. Prendiamo la metro e siamo nella città vecchia. Ceniamo in un posto tipicissimo: il lokal, si mangia benissimo cucina tipica con tante specialità e birra.
Dopo si continua a piedi, old Town con la torre dell’orologio astronomico, poi ci dirigiamo verso Ponte Carlo, infine verso la casa danzante.
Siamo già stati qui con Julia tanti anni fa, lei non ricorda nulla ma dopo questa visita ne è rimasta affascinata.
26 agosto
Mega colazione e si parte, prossima tappa la vicina Sedlec.
A Sedlec si trova un ossario collocato nel cimitero della chiesa di tutti i Santi. L’ossario contiene approssimativamente 40.000 scheletri umani scomposti e disposti in maniera tale da creare un sistema decorativo che adorna gli interni dell’edificio religioso.
L’abate Enrico, del monastero cistercense dal quale la chiesa dipendeva, venne mandato in Terra Santa per volere del re Ottocaro II di Boemia, nel 1278. Al suo ritorno, il frate portò con sé una giara contenente della terra raccolta dal suolo di Golgota e la disperse all’interno del cimitero di Sedlec. Molte persone provenienti da tutta Europa da allora fecero seppellire i propri parenti in questo luogo, secondo la tradizione per poter donare loro la salvezza eterna.
Nel corso del tempo molti corpi si accumularono nel cimitero, soprattutto a causa di due delle più grandi calamità che attanagliarono l’attuale territorio della Repubblica Ceca: nel XIV secolo la peste nera e successivamente nel XV secolo le devastazioni portate dalla crociata Hussita.
Nel 1400 i frati furono costretti a costruire un ossario, posto all’interno della cripta della nuova chiesa edificata, in stile gotico, al centro del cimitero che ormai non disponeva più dello spazio necessario per contenere tutti i corpi. A partire dal 1511 vennero riesumate ed accatastate in un magazzino le ossa delle vecchie sepolture per fare largo alle nuove.
Tra il 1703 ed il 1710, venne eretta una nuova entrata e ristrutturata, in stile barocco, la cappella dall’architetto ceco di origini italiane Giovanni Santini.
Nel 1870, František Rint, un intagliatore al servizio del duca di Schwarzenberg, ebbe l’idea di riutilizzare le ossa accumulate nei magazzini della chiesa per creare la macabra decorazione della cripta. Oltre a decorare le pareti e la volta con i resti degli scheletri l’artista compose delle vere e proprie sculture.
Purtroppo non è possibile fare fotografie, non si capisce il perché, così come nella bella chiesa del paese.
Decidiamo di avviarci verso casa, senza meta facendo più km possibile.
E qui comincia una vera e propria odissea, uscire dalla Repubblica Ceca è impossibile, autostrade in rifacimento, strade ultra trafficate, camion ovunque sempre se poi in testa alla fila non ci sono trattori che non si spostano neanche dopo aver creato code chilometriche e poi tratti di autostrada che non si raggiungono, incidenti…. Decido di improvvisare e cerco a questo punto strade talmente piccole che non frequenta praticamente nessuno, mi godo almeno il panorama. Nel pomeriggio riusciamo ad arrivare in Austria, ma siamo riusciti a fare veramente pochi chilometri dei 1300 mancanti, la scelta cade allora su un campeggio ai bordi di Salisburgo.
Riesco a convincere Julia a prendere l’autobus per il centro ma in cambio devo preparare per cena la mia famosa pasta con il tonno … e io che già mi pregustavo l’ultima cena con palle di Mozart come dessert…. Accetto.
Salisburgo è una bomboniera, curatissima, pulitissima, organizzata.
Giriamo a caso per le vie del centro, è comunque tardi e molte attrazioni sono chiuse, poi da queste parti cenano prestissimo.
Ci godiamo la città ed il suo tramonto.
Al rientro onoro la mia promessa, film nella tenda e a ninna. Domani si rientra. Il viaggio termina qui. In 12 giorni non abbiamo mai avuto la sensazione che ci fosse una pandemia, se non a Bruxelles dove la polizia era molto presente e si notava nell’aria qualcosa di anormale, non siamo mai stati fermati, abbiamo sempre rispettato distanza e utilizzato sistemi di protezione per quanto possibile. Al rientro mi spetta il sierologico e qualche giorno a casa per precauzione, anche se non richiesto.
Al prossimo viaggio.