24 aprile, day 1

Non so a chi sia capitato di arrivare la sera prima a casa, prendere una valigia, preparala, poi ricevere una telefonata, prendere un’altra valigia, andare in aeroporto la mattina successiva senza sapere se riuscire a partire, poi imbarcarsi al volo verso una di quelle mete che se ne sente spesso parlare ma che non poi se ne conosce veramente poco.

La destinazione è Israele.

Il volo atterra alle 18 locali (+1 rispetto all’Italia), in cerca di un ATM per prelevare qualche Sheqel e poi taxi e via, hotel prenotato al volo direttamente dall’aeroporto. La sera piccolo giro di ambientamento e poi a ninna. La città non è grandissima ma è veramente strana, case vecchie sono circondate da palazzi alti e moderni, la gente è “prepotente” se decide di passare non importa se stai in mezzo, le auto suonano in continuazione, i monopattini sfrecciano ovunque, però non c’è mai alcuna sensazione di pericolo, anzi c’è aria di festa, qui è Shabbat shalom e poi venerdì e sabato è la loro Pasqua. Cena veloce e si rientra… domani si comincia sul serio.

25 aprile, day 2

Si parte la mattina con una bella corsette sul lungomare di Tel Aviv, c’è una pista ciclabile e pedonale lungo tutta la spiaggia fino a Giaffa, ci sono ristoranti, tanti spazi verdi e spazi attrezzati per grandi e piccoli.

Dopo una doccia si comincia a fare il turista, la temperatura è ideale per camminare….si parte. Prima sosta il mercato! Affollamento al massimo, bancarelle ovunque, in vendita qualsiasi prodotto: cibo, vestiti, spezie, pesce, anelli e collane, frutta fresca e secca…insomma il classico mercato….

 

E’ giovedì e domani inizia la Pasqua ebraica, qui fanno scorta di cibo, in giro c’è aria di festa. Tel Aviv non ha molto da vedere, è una città giovane dove si fatica a trovare persone anziane in giro, soprattutto la sera è piena di locali e ragazzi, tante abitazioni sono in costruzione e il ri-modernamento è totale, probabilmente se tornassi tra una decina d’anni il nuovo avrà seppellito tutte le abitazioni vecchie, i prezzi sono alti…molto alti, come mi ha detto una persona del luogo tra poco si pagherà anche l’aria, qualsiasi cosa è molto cara anche il più classico frullato del mercato.

 

La parte più suggestiva ed antica è Giaffa con il suo porticciolo.

Anche qui c’è la parte del mercato, dove negozi più moderni si affiancano a botteghe “dell’usato” e prodotti tipici.

Intanto si è fatta sera…..cena di quelle tipiche, di quelle che mi piacciono e poi si rientra…. a piedi, almeno 20km oggi sono stati percorsi.

26 aprile, day 3

Giornata di trekking, si parte per la riserva di En Gedi e poi per il Mar Morto. Le strade sono buone e le autostrade gratis, lungo il percorso ci sono numerosi controlli, sia della polizia per eccessi di velocità che posti di blocco con militari.

Dopo circa 2 ore da Tel Aviv si arriva a En Gedi.

En Gedi è una riserva naturale ricca di sorgenti e quindi aree verdi in mezzo alle rocce del deserto, accanto al Mar Morto già in questo periodo è molto caldo, all’interno inoltre non è consentito neanche mangiare (in teoria…). Tra le varie sorgenti la più importante è quella di David che, come per tante, altre lungo il suo cammino crea varie cascate le quali ,visto il caldo, sono prese d’assalto dai visitatori. Ci sono numerosi percorsi all’interno della riserva, essendo venerdì quelli più facili o quelli che portano alle cascate più famose sono molto affollati.

Non mancano comunque percorsi più difficili dove arrampicarsi o per rimanere più soli, inoltre più si sale più la vista verso il Mar Morto si apre ed è bella.

Inoltre in alcuni tratti è anche possibile camminare nel fiume ed è molto rinfrescante. La visita al parco porta via più di mezza giornata sicuramente, da evitare sicuramente nei mesi estivi e …. nei giorni di festa …. 🙁

Tappa successiva il rilassante Mar Morto. Ci sono alcune spiagge libere, però per circa 50ILS (12,5€) è possibile andare in uno stabilimento attrezzato che fornisce di seggiolini, trasporto andata ritorno per le spiagge……ma soprattutto una doccia al termine del bagno!!

Piccolo incipit sul Mar Morto: è morto! non c’è vita dentro, è salato ed è un lago!…. vabbè in altre parole…. è propriamente un lago situato nel Vicino Oriente tra Israele, la Giordania e la Cisgiordania nel deserto della Giudea, parte della regione storico-geografica della Palestina.
Esso si trova nella depressione più profonda della Terra, generatasi nei millenni per effetto dell’evaporazione delle sue acque non compensate da quelle degli immissari, che è anche causa della sua alta salinità.
Attualmente il livello dell’acqua del bacino superiore (settentrionale) è a circa 415 m sotto il livello del mare ed il divario continua ad aumentare, dato che il livello continua a scendere, ponendo anche il problema della sua scomparsa nel medio-lungo termine.

Il Mare quindi è salato!! Ma così salato che solo chi c’ha messo piede può immaginare quanto, impensabile pensare di tornare a casa dopo essersi immersi (immersi poi è una parola grossa… si galleggia che è una meraviglia e poi non provate a mettere la testa nell’acqua se non avete acqua dolce nelle immediate vicinanze…… fidatevi l’ho sperimentato, non si aprono più gli occhi).

Purtroppo in questo periodo chiude quasi tutto alle 17…. quindi non rimane che rientrare dopo un bel trattamento di fanghi e sale. Domani altra giornata caotica e impegnativa…

27 aprile, day 4

Partenza presto, oggi è sabato l’ultimo giorno di Pesach la destinazione è Gerusalemme, ma prima c’è l’intenzione di andare a Betlemme e per arrivare nei territori Palestinesi bisogna lasciare l’auto (se c’è una cosa difficile in Israele è parcheggiare, o meglio i parcheggi ci sarebbero pure, però non ci sono le colonnine per pagare, bisogna avere un’app con carte di credito israeliana….insomma per i turisti è veramente problematico, bisogna girare per cercare un parcheggio custodito a pagamento e passa la paura), una volta lasciata l’auto per oltrepassare il confine si prende l’autobus oppure ci si affida ad un taxi che sotto compenso ci pensa lui a trovare i controlli meno difficili da superare e magari riesce pure ad organizzare anche un tour nella città. Scelta la seconda ipotesi prima di visitare Gerusalemme si parte per Betlemme.

Betlemme

La città non ha niente di particolarmente affascinante, l’attrazione principale è la Chiesa della Natività che grazie all’autista del taxi ,insieme ad altri italiani portati qui allo stesso modo, riusciamo a visitare soltanto anche un po di fila per entrare in quella che è la caverna dove nacque Cristo, la chiesa è divisa al suo interno in varie zone, c’è la parte Armena, quella ortodossa, quella cristiana…

Dopo la chiesa visita veloce nella piazza e in alcuni vicoletti poi direzione barriera di separazione Israelo-Palestinese.
La barriera di separazione israeliana (in ebraico: גדר ההפרדה, o חומת ההפרדה, od anche גדר הביטחון, rispettivamente “barriera di separazione”, “muro di separazione”; in arabo: جدار إسرائيلي عازل‎, “barriera di separazione israeliana”) è un sistema di barriere fisiche costruito da Israele in Cisgiordania a partire dalla primavera del 2002 sotto il nome di chiusura di sicurezza (o security fence in inglese). Israele lo considera una barriera contro il terrorismo mentre i palestinesi la chiamano segregazione razziale o muro dell’apartheid. La barriera, il cui tracciato di 730 km è controverso ed è stato ridisegnato più volte particolarmente a causa di pressioni internazionali, consiste per tutta la sua lunghezza in una alternanza di muro e reticolato, con porte elettroniche.
Questa barriera è chiamata muro salva-vita da un lato, muro della vergogna o muro dell’annessione dall’altro. Alcuni parlano anche di muro dell’Apartheid. I palestinesi si riferiscono spesso a questa barriera usando l’espressione araba jidār al-faṣl al-ʿunṣūrī, che può significare tanto muro di separazione razziale, quanto muro di separazione razzista.
Il nome ufficiale che lo Stato di Israele dà a tale muro è, comunque, chiusura di sicurezza israeliana o barriera anti-terrorista o, ancora, muraglia di protezione. Dalla parte Palestinese il muro è stato preso e decorato da murales da parte di numerosi artisti, forse il più famoso è Banksy che ha lasciato varie decorazioni.

 

Il viaggio a Betlemme termina qua purtroppo….si torna in Israele

Gerusalemme

La città è stracolma di persone, raggiunta la porta di Damasco si entra nella città vecchia e ci si ritrova in un marasma totale, dentro c’è chi vende frutta, bancarelle improbabili per il luogo, negozi fissi e ambulanti, piccole camionette che vorrebbero passare ovunque nonostante la densità sia di almeno 10 persone al metro quadro, pellegrini, turisti, religiosi, chi fa la via crucis (via Dolorosa) e si ferma in gruppo sotto le stazioni creando ingorghi assurdi, guardie ovunque che cercano di mantenere l’ordine.

Il luogo comunque è magico, aggirando la folla mi ritrovo davanti alla chiesa dell’Ecce Homo, in pratica all’inizio della via Crucis, poco più avanti c’è la prigione di Cristo e dei due ladroni, entrando all’interno stranamente ci sono pochissime persone, però nonostante io non sia un fanatico religioso questi posti ti entrano nell’anima, magari perché ne abbiamo sempre sentito parlare ed una volta così a contatto riaffiorano vecchi ricordi e sensazioni, non lo so però per qualche istante resto paralizzato…

La via Dolorosa è ancora pienissima di persone, cosi si devia verso il Western Wall o più comunemente Muro del Pianto. Qui per entrare bisogna superare l’ispezione ed i metal detector.

Per quanto io abbia visto questo luogo tante volte in immagini una volta vicino è diverso da come mentalmente ricostruito, c’è una piccola discesetta prima di arrivare, così dopo aver messo la papalina come tutti vado a fare la mia preghiera in uno dei posti più famosi al mondo.

Il muro è enorme, alto, in ogni fessura pieno di foglietti ripiegati, levigato da milioni di mani nel corso degli anni. C’è il divieto di fare foto, usare telefonini ecc essendo ancora Shabbath.

Il muro separa la parte ebrea dalla parte musulmana della città, il bello di Gerusalemme forse è proprio questo: l’incrocio di varie religioni in un chilometro quadrato di grandezza, c’è la parte Musulmana, quella Armena, quella Cristiana e quella Ebrea; così mentre la gente prega rivolta verso il muro, nella parte dietro il Muezzin dal megafono intona i canti in arabo che si propagano su tutta l’area… una cosa da vivere per essere descritta.

Si prosegue per quello che è l’altro luogo principale dei questo luogo, la chiesa del Santo Sepolcro.

Ripresa la via Dolorosa e seguendola fino al termine si giunge al Santo sepolcro il luogo dove Cristo fu cocifisso e successivamente sepolto.

Anticamente il calvario era fuori le mura su una collina e più in basso c’era poi il sepolcro, ora la chiesa ingloba entrambi questi luoghi al suo interno ed ovviamente è quasi al centro della città.

Appena si entra nella chiesa alla destra ci sono delle ripide scale da salire per raggiungere l’altare dove ci sono i resti della collina ed è indicato il punto dove si dice fosse piantata la croce nel terreno, una volta riscesi c’è una grande pietra dove fu posto il corpo di Gesù una volta tolto dalla croce ed ancora più a sinistra c’è l’edicola con all’interno il santo sepolcro.

La giornata continua ancora tra le vie fino a sera, fino a che non c’è più la folla; nonostante le tantissime persone mai ho avuto sensazione di pericolo,  il posto è veramente magico, impregnato di storia, un luogo fuori dal tempo, un luogo da visitare.

Si rientra, domani ultimo giorno.

28 aprile, day 5

Riconsegnata l’auto e fatta colazione si gira per Tel Aviv in quelle zone non ancora viste, con pranzo sulla spiaggia e pomeriggio sdraiati al sole di un aprile non così caldo.

Mi mancherà questa breve ed improvvisata vacanza, come mi mancherà la mia guida… ti voglio bene!

Al prossimo viaggio.

 

 

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